La Spagna prepara una legge per regolamentare la maternità surrogata
15/12/2016

La maternità surrogata, più conosciuta come “utero in affitto”, costituisce un argomento che il Governo spagnolo ha in previsione di studiare nel corso dell’attuale legislatura. Questo è l’annuncio fatto dal Ministro della Giustizia Rafael Catalá il quale ha informato che prima o poi l’Esecutivo dovrà affrontare la regolamentazione di questa nuova realtà sociale.

L’iniziativa gode del sostegno del Gruppo di Etica e nuova prassi clinica della Società Spagnola per la Fertilità (SEF), che ha elaborato una proposta per regolamentare la gestazione per altri. Il documento è stato presentato all’ultimo congresso della SEF, tenutosi a maggio 2016 a Malaga, e ha visto la collaborazione di medici, biologi della riproduzione, psicologi, personale infermieristico, esperti di bioetica e legali specializzati nel settore del diritto sanitario.

Attualmente in Spagna questa pratica è illegale, a differenza che in altri paesi come gli Stati Uniti (in alcuni stati), India o Ucraina, dove si recano gli spagnoli che desiderano avere un figlio. Ma in che modo può essere regolamentata? Il Ministro della Giustizia ha ben presente che si tratta di un argomento “delicato” e non chiarisce fin dove si spingerà l’Esecutivo su questo tema, anche se traccia una netta linea di demarcazione: non può avvenire alcuno scambio di denaro tra la madre gestante e la persona o la coppia che ricorra alla gestazione surrogata, poiché l’ordinamento giuridico spagnolo esclude il fine di lucro da qualunque tipo di donazione.

Ciò non significa che la coppia non possa riconoscere alla gestante un compenso per i disagi affrontati, che includa, per esempio, la copertura delle spese mediche, ma in questo caso, come indicato dal Gruppo di Etica e nuova prassi clinica della SEF nella sua proposta, il compito di stabilire una base omogenea per quantificare tale compenso in modo trasparente, dovrebbe essere demandato agli organi legislativi.

Gli esperti ritengono che la maternità surrogata debba essere considerata una “procedura eccezionale” e giustificata unicamente laddove nella coppia o nella persona che ricorra alla pratica emerga un’indicazione medica debitamente documentata o una condizione di sterilità strutturale (coppia omosessuale con entrambi i partner di sesso maschile o uomo senza partner). La gestante dovrà presentare alcuni requisiti in termini di età (avere tra 18 e 35 anni), detenere piena capacità di agire e godere di una buona salute psicofisica, essere già madre (per avere consapevolezza di ciò che affronterà), non essere affetta da malattie trasmissibili e disporre di adeguati mezzi economici così che possa essere esclusa in modo incontrovertibile la “professionalizzazione”. La donna che metterà a disposizione il proprio utero qualora sia sposata o convivente di fatto, dovrà poter contare sull’‟accettazione” da parte del partner.

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